Patagonia e Terra del Fuoco
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Argentina - Terra del Fuoco Argentina - Terra del Fuoco Guilia Bonanni

Il nostro viaggio in Patagonia comincia dalla Ruta 40 dei sette laghi da San Martin de Los Andes a Villa La Angostura

Ruta 40 dei sette laghi da San Martin de Los Andes a Villa La Angostura. A San Martin de Los Andes, ci siamo concessi un piccolo lusso: una macchina privata con guida-autista ci aspettava in aeroporto per accompagnarci a Villa La Angostura, lungo la fantastica Ruta 40, in uno dei suoi tratti più spettacolari, quella dove prende il nome di Via dei sette Laghi.
Un’esperienza interessante, grazie ad una persona esperta del territorio, che, mentre ci accompagnava, andava descrivendo il contesto dal punto di vista storico, naturalistico, culturale e antropologico.  E, mentre si passava dall’incredibile steppa patagonica alle inaspettate foreste andine che circondano i laghi, lui descriveva la flora e la fauna e ci raccontava di eruzioni vulcaniche (anche molto recenti) e dei loro effetti, facendoci sostare in luoghi strategici (come il punto in cui un ruscello si divide in due per andare a sfociare uno nell’Oceano Atlantico e l’altro nel Pacifico) o spettacolari, dove scattare splendide foto o osservare da vicino il grande falco aguilucho.
È dai suoi racconti che abbiamo iniziato a capire anche qualcosa della difficile situazione dei Mapuche, i nativi proprietari del territorio.
Avremmo potuto fare questo tratto in autobus e risparmiare parecchio denaro o anche affittare una macchina e guidare lungo questo percorso.
In realtà siamo felicissimi di aver avuto questa idea: le chiavi di lettura che ci ha fornito la nostra guida quel pomeriggio ci sono state utili anche in seguito, durante tutto il nostro viaggio.
Per chi volesse ripetere questo tipo di esperienza, raccomandiamo la guida Pablo dell’Agenzia El Refugio di San Martin de Los Andes e suggeriamo, se possibile, di programmare il percorso in un giorno festivo, quando la mitica Ruta 40 è particolarmente godibile perché non vi transitano i mezzi pesanti.

Parco Nazionale de Los Arrayanes

Con una passeggiata a piedi di circa 3 km (alternativa possibile in taxi o navetta a orario) da Villa La Angostura si arriva al lago di origine glaciale Nahuel Huapi, dove inizia il Parco Nazionale de Los Arrayanes, che occupa l’intera penisola di Quetrihué. Due diversi punti di imbarco di catamarani e qualche piccola barca privata danno la possibilità di raggiungere l’estremità opposta del parco, dove si trova la maggiore concentrazione di esemplari secolari di Arrayanes, spettacolare specie di piante, appartenente alla famiglia delle mirtacee, dal caratteristico color giallo cannella. Gli Arrayanes hanno la particolarità di avere tronchi levigati, senza una vera corteccia. La poca che hanno, la perdono a zone, così che assumono un aspetto maculato. Un’altra particolarità è che gli Arrayanes sono sempre freddi al tatto, anche quando si trovino esposti in pieno sole.
Nelle belle giornate il viaggio, di circa 1 ora, in catamarano è decisamente godibile e c’è una guida del parco che lo accompagna con le sue spiegazioni che riguardano il lago, il parco, la flora e la fauna. Arrivati al molo di attracco, un percorso ad anello di passerelle di legno consente di addentrarsi in un bellissimo tratto di foresta e di avvicinarsi agli esemplari più maestosi di Arrayanes. Il percorso guidato dura 1 ora e termina alla Casina del Te, dove si ha giusto il tempo di prendere una bevanda calda e magari una buona fetta di torta, prima che l’imbarcazione inizi il viaggio di ritorno.
In alta stagione è opportuno prenotare il passaggio in catamarano o in barca. L’alternativa è attraversare a piedi il parco, tenendo presente che la penisola è lunga 12 km e che si impiegano circa 3 ore per percorrerla da un estremo all’altra.

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In Pullman di linea da Villa La Angostura per San Carlos de Bariloche. Il viaggio dura 1 ora. Per buona parte del percorso si costeggia il lago Nahuel Huapi, che regala bei paesaggi. Nell’ultimo tratto, la strada si allontana da lago per addentrarsi gradualmente nella steppa patagonica, fino ad essere completamente immersi in un incredibile paesaggio desertico che si estende in ogni direzione. Poi cominciano a comparire le prime case, la periferia e infine la città di San Carlos de Bariloche. 

Traversata delle Ande (Cruce Andino) - 2 giorni

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San Carlos de Bariloche

Museo de La Patagonia: occupa l’ala est del Centro Civico, il complesso architettonico costruito in legno e pietra, che sembra un perfetto esempio di architettura tipica bavarese, che è stato dichiarato Monumento Storico Nazionale nel 1987. Al suo interno sono raccolti reperti, documenti e foto importanti per apprendere qualcosa in più sulla storia di questa regione del Paese, sulla popolazione Mapuche che la abitava prima dell’arrivo degli europei e sulle loro lotte per mantenerne la proprietà. Molto interessante anche la parte dedicata alla poliedrica figura di Francisco (Perito) Moreno e alla sua instancabile opera a favore della creazione di Parchi Nazionali a tutela dell’incredibile bellezza di questa terra.
-  Paseo de Los Artesanos, si trova all’interno di una grande tenda, al lato del Municipio. È un mercato artigianale, vivace e colorato, dove trovare oggetti in cuoio, in legno, tazze per il mate, coltelli fatti a mano, bella bigiotteria e dolci fatta in casa.
-  Una cioccolateria. In città ce ne sono tantissime. Alcune sono famose e riportate sulle guide turistiche, altre lo sono meno, ma tutte ugualmente buonissime. Sceglietene una e dedicate un po’ del vostro tempo a guardare ed assaggiare le attraenti praline, le barrette o altre specialità che vi proporranno. C’è anche la possibilità di visitare la fabbrica della cioccolata Del Turista.
-  Abbigliamento sportivo. Non c’è che l’imbarazzo della scelta, perché l’intero centro è pieno di negozi di capi sportivi da acquistare o affittare. Molti anche i negozi di scarpe da montagna: ne troverete di ottime marche a prezzo contenuto.

Da San Carlos de Bariloche a El Calafate in aereo

- Remis per Aeroporto Internazionale di San Carlos de Bariloche
- Volo Aereolineas Argentinas San Carlos de Bariloche – El Calafate  con bellissima vista sulle Ande e sui vulcani che abbiamo incontrato nel Cruce Andino.
- Remis Cóndor (prenotato via Internet) per il trasferimento dall’aeroporto all’Hotel.

El Calafate

È un vivace centro affacciato lungo la riva meridionale del Lago Argentino. Storicamente, El Calafate era una delle tante paradas (luoghi di riposo e ristoro) lungo il percorso utilizzato per il trasporto della lana fino al porto d’imbarco per l’Europa. Un tragitto di circa 300 Km, che veniva percorso a bordo di carri e che durava settimane. Ora è considerato una delle più importanti mete turistiche dell’Argentina. Prende il nome dalla bacca di un cespuglio molto diffuso in questa zona. Si dice che mangiare questo frutto porti fortuna e garantisca il ritorno in Patagonia. El Calafate è il punto di partenza per le escursioni nel Parque Nacional Los Glaciares, prima fra tutte quella al grande ghiacciaio Perito Moreno. El Calafate è anche in una posizione assolutamente strategica, posta tra El Chaltén e Torres del Paine (in Chile). La via principale della cittadina è un susseguirsi di cioccolaterie e graziosi negozi di artigianato e souvenir. Molte anche le agenzie turistiche dove si possono acquistare diversi tipi di escursioni, a differenti livelli di difficoltà, da quelle adatti a tutti a quelle decisamente impegnative, che richiedono ai partecipanti una adeguata preparazione fisica.

Glaciarium

Un museo davvero speciale, isolato nell’arido paesaggio della steppa patagonica, bellissimo nella sua architettura e studiato apposta per far capire ai visitatori cosa sono i ghiacciai, come si evolvono nel tempo, e come modificano il paesaggio circostante. All’interno sono presenti molti materiali, documenti, filmati e reperti, presentati sia in spagnolo, sia in inglese. Un ricercatore del Museo, inoltre, è a disposizione dei visitatori per spiegazioni supplementari a richiesta. Il contesto è estremamente suggestivo, con luci, suoni, rumori, colori, e… freddo. Molto spazio è dedicato ai cambiamenti climatici e ai loro devastanti effetti sugli ecosistemi locali. Molto interessante anche la sezione dedicata alla storia, con documenti e materiali sui grandi esploratori di questa remota regione, primo fra tutti Francisco (Perito) Moreno. Emozionanti sono i filmati d’epoca girati e montati da un altro esploratore a noi più vicino, ma meno noto: si tratta di padre Alberto Maria De Agostini, salesiano che, nei primi decenni del 1900, operò in difesa degli ultimi nativi della Patagonia. La sua è una figura di grande narratore. Fu infatti, grazie alla sua passione per la fotografia e per la cartografia, un eccezionale documentarista. Con le sue esplorazioni e le sue scoperte diede un valido contributo alle scienze naturali e all’antropologia. De Agostini scoprì e classificò, infatti, nuove specie animali e vegetali, raccolse fossili e minerali, percorse tratti inesplorati e studiò la morfologia dei ghiacciai. Nel Museo c’è anche una nota divertente: il Bar de hielo, un locale freddissimo dove tutto è di ghiaccio, compresi i bicchieri nei quali vengono serviti vodka, Fernet e Coke.Si trova a 6 Km da El Calafate, sulla strada che porta al Parque Nacional Los Glaciares. È collegato al centro da una navetta gratuita che parte ogni ora da Av 1 de Mayo, tra Av Libertador e Roca.

Estancia Nibepo Aike Dìa de Campo.

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È una delle estancias storiche più interessanti della zona perché, rispetto ad altre che sono ormai solo attrazioni turistiche, questa è tutt’ora in attività. Fu fondata da un immigrato croato, Santiago Peso, giunto in Argentina all’inizio del xx secolo. Sorge su una grande estensione di territorio affacciato sul braccio meridionale del lago Argentino. L’attività più importante era ed è tutt’ora l’allevamento di ovini, pecore di razza merinos, che producono una lana di eccellente qualità. Storicamente la lana veniva raccolta e trasportata con carri di legno (ognuno dei quali era trainato da 18 tra cavalli e muli), fino al Rio Gallego, il porto di imbarco per l’Europa. Il viaggio era una vera avventura e durava una ventina di giorni. Oggi all’allevamento di ovini, bovini e cavalli, nella bella stagione si affianca l’attività legata al turismo. Nell’estancia si può, infatti, soggiornare per immergersi completamente in una natura quasi incontaminata, dedicarsi ad esplorazioni a cavallo o in bicicletta del territorio e partecipare alla vita e alle attività che vengono svolte giornalmente. Con meno tempo a disposizione ci si può limitare a visitare questa estancia con pacchetti turistici di mezza giornata (Día de Campo), che comprendono il trasferimento, un tè di benvenuto, una passeggiata al lago, esempi di tosatura delle pecore e di abilità dei gauchos a cavallo e culminano con un pranzo o una cena a base di asado (ma è prevista anche l’opzione vegetariana a richiesta). Una guida accompagna la visita con spiegazioni in spagnolo e inglese sulla storia del ranch, sulla flora, sulla fauna e sulle diverse attività. Bella la collezione di attrezzi per la tosatura e le numerose foto d’epoca che aiutano a ricostruire la storia delle quattro generazioni che si sono susseguite nell’estancia, fino ai nostri giorni. C’è anche la possibilità di effettuare una escursione a cavallo, che può essere o meno compresa nel pacchetto.
L’Estancia Nibepo Aike si trova a 56 Km da El Calafate, alla fine della Ruta Provincial n. 15, all’interno del Parque Nacional Los Glaciares. La strada non è asfaltata e il tragitto dura circa 1h e 15 minuti, attraverso un bel tratto di steppa patagonica, popolato di bassi cespugli (tra cui quelli di Calafate), dove è facile avvistare conigli e guanachi. I partecipanti al Día de Campo vengono prelevati e riportati al loro Hotel. Vista la distanza, sarebbe preferibile trascorrere almeno una notte nella estancia. In questo caso si consideri che i prezzi sono decisamente alti, ma comprensivi della pensione completa e di tutte le attività.

Visita al Parque Nacional Los Glaciares e al Ghiacciaio Perito Moreno.

Anche per visitare il Ghiacciaio Perito Moreno è possibile acquistare un pacchetto che prevede di essere presi e riportati in albergo. Il viaggio, in pullman più o meno grandi, è accompagnato da guide che parlano spagnolo e inglese. Questi tour possono includere o meno la navigazione per avvicinarsi al ghiacciaio in catamarano.
Lasciata alle spalle El Calafate, buona parte del percorso in pullman costeggia il lago Argentino, il più grande del Paese con una superficie di 1415 Km2, dal caratteristico colore ceruleo chiamato “latte glaciale”, dovuto ai microscopici sedimenti glaciali, che non si depositano sul fondo. È facile avvistare guanachi, lepri e condor, meno facile volpi, puma e guemul, cervi oggi in via d’estinzione, che popolano questa zona.
L’intero paesaggio circostante è modellato dall’azione erosiva dei ghiacciai, come ad esempio le due colline chiamate Montagna Fria e Montagna Buenos Aires, che formavano un tempo un solo rilievo, attraversato e diviso in due dall’azione di un ghiacciai. La strada attuale passa proprio nel mezzo, su quella che era un tempo una lingua del ghiacciaio stesso.
Dopo l’ingresso nel Parco de Los Glaciares, il percorso continua fino a quando il Lago Argentino “finisce” a contatto con il Perito Moreno, un grande ghiacciaio di 30 Km di lunghezza, 5 Km di larghezza e 60 metri di altezza, che avanza di circa 2 m al giorno, causando continue fratture del ghiaccio, che cade nel lago sottostante. Il Perito Moreno ha la particolarità, a differenza della maggior parte degli altri ghiacciai che si vanno ritirando, di essere un ghiacciaio che avanza e retrocede, mantenendosi in un costante equilibrio. Nella sua avanzata, infatti, arriva ad appoggiarsi sulla terraferma, chiudendo uno dei rami del Lago Argentino. Se da una parte l’acqua del lago continua a defluire normalmente, nella parte ostruita dal ghiacciaio il livello dell’acqua comincia a salire. Quando l’acqua arriva ad un’altezza di circa 12-14 metri, la sua pressione è tale da riuscire a rompere il ghiaccio e a riaprire il passaggio. Questo evento si verifica ogni 4 anni circa ed è un evento imprevedibile ed eccezionale che richiama migliaia di turisti e osservatori. Non sempre la rottura avviene di giorno o nella bella stagione. Su internet è possibile trovare filmati amatoriali degli anni in cui è stato possibile riprenderla, come nel 2016  o nel 2012. Per inciso, la rottura, che al momento della nostra visita si prevedeva indicativamente per il 2020, è in realtà avvenuta tra sabato 10 e domenica 11 marzo 2018.

Anche se non è facile avere la fortuna di essere presenti a questi eventi, lo spettacolo che ogni giorno il Perito Moreno regala ai suoi visitatori è eccezionale e nessuna foto o ripresa può rendere giustizia a questo spettacolo della natura. L’esperienza è incredibile e multisensoriale. Visiva, sicuramente, per la maestosità del luogo, per i colori che variano a seconda del meteo e del trascorrere delle ore, per le fenditure del ghiaccio che movimentano il fronte del Perito Moreno e che, a seconda della profondità, si colorano di uno straordinario blu più o meno intenso, creando un paesaggio da fiaba. È poi una esperienza uditiva, perché continuamente si sente il ghiaccio rompersi, a volte con vere e proprie detonazioni, e continuamente cadono rumorosamente in acqua iceberg di varia misura, sollevando colonne d’acqua e vapore. Uno spettacolo meraviglioso in un contesto spettacolare, dal quale è davvero difficile staccarsi. Un sistema di passerelle in acciaio lungo 4 Km., diviso in quattro percorsi identificati da differenti colori, consente di avvicinarsi al ghiacciaio a diverse distanze, altezze e angolazioni, sufficienti ad abbracciare con lo sguardo il Perito Moreno in tutta la sua imponenza e, se lo si percorre interamente, consente anche di attraversare un bosco di rara bellezza che in primavera mostra licheni e arbusti fioriti. Nelle belle giornate è consigliabile portarsi un pranzo al sacco per godere più a lungo possibile dello spettacolo, avendo cura di non dare cibo agli animali eventualmente presenti e riportare indietro qualsiasi tipo di resto o rifiuto. All’interno del percorso delle passerelle, c’è, comunque, la possibilità di ritagliarne uno più breve e di percorrere il resto con una navetta gratuita.

Nelle giornate di brutto tempo si può ammirare il ghiacciaio dietro la parete vetrata di un rifugio, dove c’è anche una caffetteria e un ristorante. Questo è anche il punto di arrivo delle navette, oltre che il punto di incontro per il rientro a El Calafate. Oltre al percorso sulle passerelle, che è considerata l’escursione classica al Perito Moreno, è possibile acquistare altri tipi di pacchetti, come quelli che includono anche la navigazione a bordo di grandi catamarani o il trekking con i ramponi sul ghiacciaio. È anche possibile acquistare pacchetti turistici per navigare fino ai ghiacciai Upsala e Onelli che, a differenza del Perito Moreno, non sono raggiungibili via terra.

Per quanto riguarda la nostra esperienza, ci siamo affidati al nostro Hotel, che ci ha procurato i voucher dell’agenzia PatagoniaChic.com  sia per l’Estancia Nibepo Aike, sia per la giornata nel Parque de los Glaciares. Per quest’ultima, ci siamo limitati all’escursione classica, quella delle passerelle, che abbiamo percorso e apprezzato in tutta la loro estensione, grazie anche ad una giornata mite di primavera, in cui è stato piacevolissimo sfruttare all’aperto tutto il tempo consentito, prima di un buon caffè caldo nella caffetteria, punto di incontro con la guida ed il gruppo per il rientro.

Visita alla Riserva Naturale Laguna Nimez

Approfittando delle lunghissime giornate piene di luce della primavera argentina, dopo la visita al Perito Moreno, con un taxi dall’albergo abbiamo raggiunto la Laguna Nimez che occupa la sponda del Lago Argentino, subito a nord del centro abitato di El Calafate dal centro del quale è facilmente raggiungibile a piedi con una passeggiata di circa 1 Km. La Riserva è un posto ideale per l’avvistamento degli uccelli e dei fenicotteri, con un percorso ad anello che costeggia due piccoli specchi d’acqua, arricchito da pannelli esplicativi sulla flora e sulla fauna e capanni dove appostarsi.

Ushuaia - Terra del Fuoco

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Trasferimento in aereo da Ushuaia nella Terra del Fuoco a Trelew

Volo Aereolineas Argentinas aeroporto Malvinas Argentinas di Ushuaia - Trelew . Passato il primo tratto con bella vista sulle montagne andine, si sorvola un territorio completamente desertico, con frequente vista sull’Oceano. Quello che sorprende a mano a mano che l’aereo si avvicina all’aeroporto è un enorme dinosauro che spicca nell’arida pianura che lo circonda. All’arrivo si è accolti da un saluto in gallese, accompagnato da una bella rielaborazione del caratteristico drago rosso, a testimonianza della nutrita colonia che arrivò dal Galles nel 1865 e si stabilizzò lungo l’unico fiume esistente in questa vasta regione, il Chubut. Nell’aeroporto spicca la sezione dedicata al museo paleontologico Egidio Feruglio che ha sede a Trelew, con vetrine che espongono interessanti reperti e ricostruzioni ambientali dedicate ai più piccoli.

Navetta (prenotata via Internet) per il trasferimento dall’aeroporto di Trelew all’Hotel di Puerto Madryn (poco più di 60 Km.). La strada che collega l’aeroporto di Trelew a Puerto Madryn è un incredibile rettilineo che attraversa la steppa argentina: un paesaggio lunare e commovente che si estende a perdita d’occhio a 360°. È solo quando la strada ci sorprende con un’ampia curva a destra che appare improvvisamente l’abitato di Puerto Madryn.

Trelew

È un importante centro per gli scambi commerciali di tutte le attività della Regione. Fu fondata nel 1886 dagli immigrati gallesi come snodo ferroviario ed è in posizione funzionale per visitare i villaggi gallesi di Gaiman e Dolavon. La sua eccellenza dal punto di vista turistico è rappresentata dal Museo Paleontológico Egidio Feruglio. Il Museo, dedicato al famoso paleontologo italiano giunto in Argentina nel 1925 al seguito di una società petrolifera, espone tutti i più importanti fossili scoperti in Patagonia, tra cui quelli del dinosauro più grande al mondo, rinvenuti qualche anno orsono a poca distanza da Trelew. Interessanti le sezioni con dinosauri a grandezza naturale. Sono prenotabili visite guidate in più lingue e attività per i bambini. Il Museo organizza anche escursioni guidate all’interessantissimo Geoparque Paleontológico Bryn Gwyn, a circa 25 Km da Trelew, nei calanchi posti lungo il fiume Chubut, dove si trovano fossili che risalgono a circa 40 milioni di anni fa.

Puerto Madryn

È un importante centro industriale, commerciale e turistico, che deve le sue fortune alla presenza della prima fonderia di alluminio del Paese, in produzione dal 1974, alla sua attività portuale legata alla pesca (il secondo porto per dimensioni) e alla sua prossimità alla Penisola Valdés, oasi faunistica di massima importanza anche per la periodica presenza delle balene franche australi che vanno a riprodursi nelle sue acque riparate, passando proprio davanti alla città. Puerto Madryn fu fondata dai coloni gallesi nel 1886 in una zona riparata del Golfo Nuevo e ci sono parecchie statue che lo ricordano lungo la strada che costeggia il mare, oltre al bel monumento dedicato ai Coloni Gallesi

Vi consigliamo una passeggiata per conoscere Puerto Madryn. Dal nostro albergo ci dirigiamo verso il centro, percorrendo all’andata Bv Alm.te Brown e Av. Julio Argentino Roca per costeggiare il mare, fino al primo dei due lunghi moli della città, che percorriamo fino alla fine, tra pescatori armati di canne da pesca e barche sempre più grandi a mano a mano che ci allontaniamo da terra. A ritorno invece approfittiamo per fermarci all’Ufficio del Turismo, per passare in un’agenzia specializzata in escursioni, per visitare un piccolo museo di arte e per fare acquisti al centro commerciale e nei piccoli di negozi di souvenir della Av 25 de Mayo, parallela per un lungo tratto al lungomare.

Secretaría de Turismo Av. Julio A. Roca 223

L’Ufficio del Turismo è un buon punto di riferimento, con personale gentile e preparato. chedanno molte informazioni utili e un elenco delle agenzie a cui rivolgersi per la prenotazione delle escursioni dei giorni successivi. Nella scelta, decidiamo per un’agenzia che è l’unica ad esserci stata segnalata sia dall’hotel, sia dall’Ufficio del Turismo.

È, comunque, utile tener presente che le agenzie sono tantissime e i prezzi sembrano assolutamente omologati, riportati anche sulle informazioni disponibili presso l’ufficio del Turismo. Molte di queste agenzie hanno siti internet ed è possibile raccogliere informazioni sulle diverse proposte ed effettuare prenotazioni e pagamenti anche dall’Italia. L’unica cosa che possiamo consigliarvi è di dare la preferenza ad escursioni che prevedano gruppi non troppo numerosi.

Agenzia Fugutours, 28 de Julio 66,

Dopo aver fatto due escursioni con loro, possiamo dire che l’agenzia che abbiamo scelto, la Fugutours, aveva mezzi di trasporto meno scintillanti di altre, ma ottime guide, autorevoli senza risultare noiose e capaci di rispondere in modo esaustivo a tutte le domande che gli sono state sottoposte dai partecipanti e anche di incoraggiarne. Gli itinerari che ci sono stati proposti, inoltre, erano meno standardizzati, almeno per quanto possibile, rispetto a quelli che ci sono stati raccontati da altri turisti. Noi abbiamo acquistato da loro le due escursioni (di un giorno ciascuna) per andare alla Penisola di Valdés e all’Area Naturale Protetta di Punta Tombo. Abbiamo deciso di acquistare anche il passaggio in barca per l’avvistamento delle balene con partenza da Porto Pirámides, opzionale all’interno della visita alla Penisola di Valdés. Il Centro per il Turismo ci aveva “quasi” escluso la possibilità di vedere la balena franca australe il 2 di dicembre, quando la stagione riproduttiva di questi spettacolari mammiferi marini è ormai praticamente conclusa e la maggior parte delle balene si è ormai allontanata con i piccoli. Un’altra cosa che non ci convinceva affatto di questo avvistamento era l’imbarcazione utilizzata: il cosiddetto “semirigido” che, nella nostra immaginazione si traduceva in un gommone, con la possibilità di bagnarsi per salire a bordo e le inevitabili sbattute dello scafo sulle onde. Insomma una sorta di incubo che, è bene dirlo subito, non ha niente a che vedere con la realtà, come raccontiamo in seguito, nella descrizione dell’escursione. Insomma ci abbiamo pensato a lungo anche perché l’avvistamento raddoppia il prezzo dell’escursione e le incognite sembravano davvero tante. Poi è prevalso l’ottimismo e la certezza che avremmo comunque visto pinguini e delfini. Anche su questi dubbi, le argomentazioni che ci hanno esposto gli operatori dell’agenzia di viaggio ci sono sembrate convincenti e, a posteriori, sono risultate assolutamente affidabili. Insomma un’agenzia che ci sentiamo di raccomandare.

Centro Commerciale Portal de Madryn, Av Roca e 28 de Julio -  È un piccolo centro commerciale con negozi di abbigliamento e abbigliamento sportivo, oggettistica, una piccola rivendita di cioccolata Del Turista, prodotta a San Carlos de Bariloche e una bella libreria, con un’ampia sezione dedicata alla città, con libri di storia, antropologia, botanica e zoologia e dove è possibile acquistare anche cartoline, segnalibri e bei poster a prezzo contenuto. Il centro ospita anche un piccolo spazio culturale con interessanti mostre temporanee di arte e fotografia.

Museo Municipal de Arte de la Patagonia, Av Roca 444 - Passeggiando lungo la strada litoranea, ci si imbatte in questo piccolo Museo di arte che riserva belle sorprese, intessuto com’è nella comunità locale e, più in generale, nella cultura della Patagonia. Anche se sembra più una galleria d’arte, dove le esposizioni variano spesso, è molto apprezzabile anche per le tante proposte di seminari, laboratori e attività culturali che offre. Noi abbiamo apprezzato molto l’anteprima della mostra fotografica “Los rostros guardados” di Facundo Celi, giovane e talentuoso fotografo di Puerto Madryn, inaugurata il giorno successivo. L’ingresso al Museo è gratuito.

Puerto Madryn-Puerto Pirámide

La Riserva Faunistica Penisola di Valdés, dichiarata nel 1999 Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, è la meta escursionistica per eccellenza da Puerto Madryn. È un vero e proprio santuario naturalistico che si protende in mare tra il Golfo Nuevo e il Golfo di San Josè per circa 3600 Kmq di superficie e 400 Km di costa, dove vivono numerose colonie di mammiferi marini, come i leoni marini sudamericani, gli elefanti marini, la foca sudamericana. Molti anche i pinguini di Magellano e, ovviamente, anche i predatori di queste specie, come le grandi orche che si affacciano ai bordi della penisola in cerca di cibo e che talvolta, agevolate dall’alta marea, compiono delle vere e proprie incursioni acrobatiche fin sulla riva. A terra vivono guanachi, nandù, e maras oltre a centinaia di specie di uccelli, tra cui molti migratori. Fra maggio e dicembre, inoltre, le acque dei due golfi, più calme e più calde rispetto al mare aperto, accolgono le balene franche australi, specie protetta dal 1937 tra le più grandi al mondo con i loro 14-18 metri di lunghezza e un peso medio di 54 tonnellate, che vengono a riprodursi e a partorire i loro piccoli. L’arido territorio protetto è caratterizzato dalla presenza di laghi salati, il più grande dei quali occupa una depressione posta a 40 metri sotto il livello del mare, considerato il punto più basso dell’intera Argentina. Ad eccezione di alcune estancias, dove si allevano pecore merino, specie selezionata per la produzione della lana, la presenza umana è scarsissima e si concentra nel piccolo Porto Pirámides.
Considerando la distanza di circa 100 Km che separa l’ingresso della Riserva da Puerto Madryn e le notevoli dimensioni della penisola, per farsi un’idea di questo incredibile paradiso della natura è necessaria una escursione di almeno un’intera giornata e sono molte le agenzie turistiche di Puerto Madryn che le organizzano, comprendendo o meno l’uscita in barca per l’avvistamento delle balene. A seconda delle stagioni e delle condizioni meteo, le agenzie propongono tour nella parte nord o nella parte sud della penisola. Per una conoscenza più approfondita, per riuscire a fare entrambi i percorsi o per avere la possibilità di dedicarsi ad attività come immersioni, escursioni in mountain bike, trekking o birdwatching è necessario pernottare almeno una notte a Puerto Pirámides. Le visite all’interno della Riserva si possono effettuare da soli, con un veicolo proprio, o con tour organizzati. Nella nostra esperienza questa seconda possibilità è da preferirsi perché le guide conoscono perfettamente le condizioni delle strade, gli itinerari e sanno esattamente quali sono i punti migliori per i diversi avvistamenti, riuscendo ad ottimizzare i tempi nell’arco della giornata. La loro conoscenza delle abitudini delle specie animali presenti, inoltre, consente di effettuare visite nel modo più sicuro per i partecipanti e più rispettoso possibile per gli animali.

Visita alla Riserva Faunistica Península di Valdés

La guida della Fugutours ci viene a prendere in albergo. Il pulmino ha visto tempi migliori e siamo in otto, di diverse nazionalità. Il percorso (circa 100 Km per arrivare a Puerto Pirámides, prima tappa della giornata) è accompagnato con spiegazioni in spagnolo e inglese che riguardano l’economia della città, basata in larga misura sulla presenza della Aluar, la fabbrica di alluminio che si trova sul nostro percorso e che occupa circa 2000 lavoratori più l’indotto, e sulla pesca, con barche che escono in mare aperto per spedizioni che durano 10-15 giorni e la Riserva che andremo ad esplorare, che attira ogni anno migliaia di turisti e studiosi.
Finito l’abitato di Puerto Madryn, viaggiamo nella steppa patagonica con pochi e radi cespugli e qualche guanaco in lontananza. La guida ci racconta che ogni anno, tra luglio e agosto, sono più di mille e cinquecento gli esemplari di balena franca australe che vengono ad accoppiarsi e a partorire nelle acque tranquille e riparate dei Golfi Nuevo, sul quale si affaccia anche Puerto Madryn, e San Josè. Pensiamo che scherzi, ma non è così, quando afferma che in alta stagione le balene si possono vedere tranquillamente dalle finestre di casa. Quando il pullmino inizia a percorrere l’istmo che unisce la Penisola di Valdés alla terraferma, si viaggia per un tratto proprio tra i due Golfi. Poi si entra nella Riserva Faunistica. All’ingresso scende solo la guida per fare i biglietti. C’è anche il Centro Visitatori, ma noi, per opportunità di orario, lo visiteremo a ritorno. Nella riserva ci sono estancias in attività e quindi è facile vedere pecore al pascolo.
A mano a mano che ci addentriamo nella Penisola di Valdés diventano sempre più frequenti gli avvistamenti dei guanachi, anche in gruppi piuttosto numerosi: sono bellissimi a vedersi, e la guida ci racconta che sono tra i più grandi animali selvatici che vivono in Sud America. Sono agili, timidi e molto veloci. È proprio la velocità (56 Km orari) la loro migliore difesa in un territorio che non offre loro alcun riparo rispetto ai predatori.
Ci si ferma a Puerto Pirámides, un colorato, piccolo porto un tempo importante per il commercio del sale. La Penisola di Valdés, infatti, comprende una delle depressioni più basse al mondo, e le sue due saline si estendono a 42 metri sotto il livello del mare. Oggi la quasi totalità dell’economia di Puerto Pirámidesruota invece attorno all’avvistamento delle balene e, più in generale, al turismo.

Una volta arrivati, chi ha scelto di imbarcarsi ha poco tempo per ricevere il pass, il giubbotto salvagente e le informazioni utili per l’imbarco. Peccato perché il posto sembra prestarsi ad una visita e a belle foto. Gli altri avranno invece almeno 2-3 ore di tempo per aggirarsi nelle stradine piene di caffetterie, ristorantini, negozietti di artigianato e souvenir.

Puerto Pirámides: Avvistamento delle balene

 

Le imbarcazioni che si utilizzano per l’avvistamento delle balene sono enormi gommoni (semirigidos) sui quali si sale dalla spiaggia con una apposita scala e che vengono poi trainati fin dentro il mare da grandi trattori. Una volta raggiunta la giusta profondità dell’acqua, l’imbarcazione si sgancia e prosegue scivolando in modo molto stabile e piacevole sull’acqua, o almeno questo è quello che accade nelle giornate di mare calmo, come quella che noi abbiamo avuto la fortuna di avere. Il capitano si dirige là dove si addensano i gabbiani, attirati dai banchi dei pesci, che i pinguini, nuotando velocemente tutt’intorno, finiscono per concentrare e far affiorare in superficie. Lo spettacolo è già bellissimo così, col mare in subbuglio per la presenza di tanti animali, a cui si aggiungono presto i delfini, che ci seguono, disegnando piroette e salti acrobatici nella scia del gommone. Oltre a parecchie persone di equipaggio, sul semirigido ci sono anche una guida e un fotografo. La guida invita i passeggeri a godersi lo spettacolo senza perdersi tra macchine fotografiche e telefoni nel tentativo di riuscire a fare foto eccezionali. E ha ragione, perché lo spettacolo è multisensoriale e merita tutta l’attenzione possibile. Del resto le foto migliori sono già su internet e anche sui cd che si possono acquistare dal fotografo, nei quali a belle foto di repertorio di delfini e balene si aggiungono le istantanee scattate a bordo ai passeggeri.
Dopo due o tre avvistamenti di questi banchi di pesce, arriva via radio la segnalazione della balena e il gommone si sposta rapidamente fino a raggiungere l’estremità nord del golfo. Poi rallenta fino quasi a fermarsi e la guida invita i passeggeri ad aspettare in silenzio.
La balena è affiorata enorme, all’improvviso, a non troppa distanza da noi, e lo ha fatto più volte per respirare a intervalli quasi regolari, che gli addetti ai lavori riuscivano a prevedere con precisione, ed è stato davvero molto emozionante avvertirne distintamente il suono e vedere i grandi sbuffi di vapore innalzarsi nell’aria.
Il gommone, secondo precise regole, si è affiancato alla balena con una andatura lenta e regolare e la balena ci ha permesso di accompagnarla, procedendo in parallelo, per un lungo tratto di mare: una sorta di passeggiata che è riduttivo descrivere come “estremamente emozionante”.
Poi, per permettere anche ad altre imbarcazioni di avvicinarsi e godere di questa stessa emozione, il capitano ci ha chiesto di “lasciar andare la balena” (cosa che può sembrare strana a dirsi, ma non lo era affatto in quel contesto) e ha lentamente iniziato a cambiare la rotta, allontanandosi dalla balena: momento difficile, perché si vorrebbe continuare all’infinito questa esperienza fantastica, culminata con l’immagine spettacolare della coda della balena completamente fuori dell’acqua. Un saluto? Ci piace pensarlo.
Quello che è fuor di dubbio è che si resta attoniti, anche per una sola balena, come nel nostro caso. Non riusciamo ad immaginare lo spettacolo di cui si possa godere in piena stagione.
Anche se meno eccitante dell’andata, il rientro è stato comunque interessante, con la guida che faceva notare la bassa e regolare costa della Penisola di Valdés, che si apriva davanti a noi e ne raccontava le caratteristiche dal punto di vista geologico, legato alle due diverse inondazioni che hanno interessato questa parte del pianeta.

Puerto Pirámides - Caleta Valdés

Risaliti sul pullmino, ci dirigiamo verso Caleta Valdés, lungo la RP3 che taglia la penisola nella parte nord. Sono circa 80 Km di strada attraverso la steppa, che l’autista sembra conoscere alla perfezione. Ci fermiamo in un punto dove è possibile osservare, da una sorta di balconata naturale recintata, a distanza molto ravvicinata, una colonia di pinguini di Magellano. Mentre la guida ci informa sui loro comportamenti e sulle loro abitudini, ci accorgiamo che tutti i bassi cespugli intorno a noi celano buche abbastanza ampie con nidi con uova o piccoli già nati. C’è sempre almeno un adulto nel nido, mentre l’altro genitore è alla perenne ricerca del cibo.
È uno spettacolo emozionante e divertente nello stesso tempo. È emozionante, infatti, poter osservare i pinguini in natura, a pochi passi da noi ed è divertente perché gli animali sembrano immersi ognuno in un proprio percorso, buffi a vedersi mentre procedono alla ricerca del loro nido, guidati dai richiami dei rispettivi compagni.

Caleta Valdés - Parador La Elvira

Riprendiamo il viaggio, ma ci fermiamo quasi subito per una vera sorpresa: un nido di civette, dove proprio non si penserebbe. È, infatti, scavato a poca distanza da terra, nella scarpata che costeggia la strada che stiamo percorrendo, e ci sono tre piccole civette, non più alte di una quindicina di centimetri, in piedi, si direbbe in posa, proprio davanti all’apertura di quella che sembra più una tana che un classico nido di uccelli.
La vera tappa è al Parador La Elvira. Nei suoi pressi vive una colonia di leoni marini e un percorso recintato consente di avvicinarsi per fare una osservazione a distanza. Lungo il percorso riusciamo a vedere per due volte un grande e veloce esemplare di armadillo, di cui la guida ci aveva mostrato le tracce recenti e le numerose tane scavate sotto i cespugli, tutte collegate tra loro.
Lo spettacolo che ci riserva la colonia dei leoni marini è grandioso. I grandi animali sono abbastanza lontani da noi, più in basso. Molti di loro sono pigramente distesi a terra perché sono nel periodo di muta della pelle, durante il quale è raro che vadano in mare per mangiare. Tra loro e il mare aperto c’è una lunga conformazione di strisce di rocce piatte, scure, coperte di alghe, che si inoltrano nell’acqua. Un paesaggio vasto, bello e selvaggio, nel quale i grandi animali sembrano completamente a loro agio. Un tempo era questo il periodo in cui i cacciatori di pelli organizzavano le battute di caccia, vere e proprie mattanze, ora per fortuna proibite.
Al Parador La Elvira ci fermiamo anche per il pranzo. Il menù, per chi non ha preferito portarsi il pranzo al sacco, prevede empanadas, panini e poco più, ma è tutto buono e il contesto non potrebbe essere migliore.

Parador La Elvira - Centro Visitatori – Puerto Madryn

Il viaggio prosegue lungo la costa fino ad arrivare a Punta Nord dove ci fermiamo per osservare anche un bel gruppo di otarie (lobos marino), animali più piccoli dei precedenti, ma sempre enormi, distese a breve distanza dal punto in cui si ferma il pulmino.
Poi iniziamo il rientro e ci fermiamo al Centro Visitatori, che non è più affollato come al mattino e dove è possibile accedere ad informazioni dettagliate sulla flora e sulla fauna della Penisola di Valdés, e sulle attività della Riserva.
Poi si torna a Puerto Madryn e abbiamo la possibilità di provare il mate, dal quale gli argentini non si separano mai, offerto dalla guida.

Puerto Madryn Escursione all’Area Naturale Protetta di Punta Tombo

Área Natural Protegida Punta Tombo

È considerata la più grande zona di nidificazione del Pinguino di Magellano, con la presenza di più di 1 milione di esemplari, anche se le ricerche condotte tramite l’identificazione degli animali, sembrano dimostrare che la colonia si stia lentamente spostando lungo la costa a nord della Penisola di Valdés, in una zona privata, non toccata dal turismo. Nella riserva di Punta Tombo, che ha una estensione di circa 200 ettari ed è recintata, vivono anche molte specie di anatre, beccacce e uccelli.
Le escursioni sono realizzabili solo con il bel tempo perché la pioggia rende impraticabili le strade, e vengono organizzate sia a partire da Trelew (120 Km) sia da Puerto Madryn (180 Km). Le visite devono essere accompagnate da guide autorizzate o dai ranger della Riserva. In alta stagione i visitatori vengono indirizzati in uno dei due Centri Visitatori, dove devono lasciare il proprio mezzo e utilizzare le navette della Riserva. I Centri visitatori ospitano anche una caffetteria e un negozio di souvenir.
La nostra Visita all’Área Natural Protegida Punta Tombo - Anche per questa escursione veniamo prelevati in albergo e anche questo pulmino non sembra certo appena uscito dal concessionario. Siamo sei passeggeri, la guida e l’autista. Non sono gli stessi del giorno precedente, ma sono altrettanto bravi: l’autista sembra avere la mappa di tutte le buche e, più che schivarle, sembra prevederle, mentre la guida ci parla di tutti gli aspetti possibili della zona che stiamo attraversando, dalla storia, alla flora, alla fauna, all’economia, alle risorse e le sue spiegazioni sono molto interessanti.
Passando in prossimità di Trelew, la guida ci fa notare l’enorme dinosauro a grandezza naturale che domina questa stessa vallata, dove un tempo viveva la sua specie e dove lo spettacolare Museo Paleontológico Egidio Feruglio oggi ne conserva reperti di enorme importanza e bellezza. Notiamo anche un parco eolico che assicura la produzione elettrica necessaria per le due città di Trelew e Puerto Madryn.
Mentre percorriamo l’arida provincia di Chubut, che ha soltanto 500.000 abitanti, distribuiti su una superficie di 224.600 Kmq, con una densità di 2,27 abitanti per Kmq., regione che prende il nome dal piccolo rio Chubut, il suo unico corso d’acqua, la guida ci racconta che in epoca preistorica tutta questa parte dell’Argentina fu per ben 2 volte sommersa dall’Oceano Atlantico. Per questo motivo in tutta la Patagonia si trovano molti fossili marini e la bassa e lunga formazione, che sembra racchiudere a sud Puerto Madryn, ha due colorazioni diverse, più chiara sotto, più scura sopra, che corrispondono al livello raggiunto dal mare in questi due periodi. La guida ci racconta anche che l’intero territorio, fino all’arrivo degli europei, apparteneva ai Tehuelches, una popolazione nomade, pacifica, di alta statura, abilissima nel cacciare i veloci e grandi guanachi. I Tehuelches, come tutte le altre popolazioni della Patagonia, furono dapprima decimati dalle malattie introdotte dagli europei e poi eliminati per favorire l’insediamento di coloni bianchi e l’allevamento di pecore in tutto il sud dell’Argentina. Un immenso territorio, che rimane un enorme deserto e dove, non smetteremo di pensarlo, è evidente che ci sarebbe stato posto per tutti.
La guida prosegue il suo racconto e ci parla dell’arrivo dei coloni gallesi nel 1865, che risalirono lungo il corso del rio Chubut, piantando grandi alberi sulle sue rive e creando centri abitati, fino a raggiungere la Cordigliera delle Ande, dove fondarono la città di Esquel.
Adesso prendere un tipico tè inglese, preparato dai loro discendenti, è una delle tante proposte turistiche che offrono le agenzie di viaggio locali. La giornata è molto nuvolosa e a tratti cade qualche goccia di pioggia. Si viaggia lungo strade incredibilmente dritte, che tagliano un territorio movimentato da alte dune, ma più spesso assolutamente piatto, segnato solo da cespugli bassi e radi. Il percorso è davvero molto lungo (180 Km) e la guida ne approfitta per parlarci dei pinguini, delle loro abitudini e delle regole di comportamento durante la visita. Il pinguino, infatti è un animale che, oltre ad avere molti predatori e problemi per la scarsezza del cibo (si calcola che ogni anno sopravviva solo il 50% dei nuovi nati) si stressa con facilità e può, se si sente in pericolo, diventare aggressivo. Più facilmente un comportamento poco attento dei visitatori può far loro perdere l’orientamento, ostacolando il raggiungimento del nido e mettendo così a rischio la sopravvivenza dei piccoli per mancanza di cibo. È necessario quindi evitare di spaventarli, tenendosi ad una distanza di almeno 3 metri da loro, muovendosi lentamente, in silenzio e, soprattutto, non attraversando mai loro la strada.
Quando finalmente arriviamo all’ingresso della Riserva, scopriamo ben due Centri visitatori: uno più rustico e datato, l’altro molto più moderno e studiato per armonizzarsi nel contesto circostante. La guida ci spiega che, prima della grande crisi che ha letteralmente cancellato il turismo interno, i visitatori erano così numerosi da rendere necessaria la costruzione di un secondo punto di sosta e informazioni. Ora che i turisti sono solo stranieri e diminuiti in modo radicale, il nuovo centro sembra davvero una cattedrale nel deserto, pur essendo apprezzabile per tutti i materiali informativi che contiene, tra reperti, foto, video e documentazione, oltre ad una caffetteria ed un negozio di souvenir.
E’ qui che si paga il biglietto di ingresso, per poi proseguire in pulmino fino al secondo centro, dove si parcheggia per proseguire a piedi.
La Riserva è enorme ed un sentiero delimitato da una staccionata in legno consente di fare un lungo percorso, lo stesso che i pinguini compiono per andare a cercare cibo in mare. Tutt’intorno, a perdita d’occhio, migliaia di cespugli che celano nidi con uova o piccoli già nati e adulti che stanno con loro, che si scambiano affettuosità o che vanno e vengono tra il nido e il mare che, nella maggior parte dei casi, dista chilometri. Noi proseguiamo lentamente, parlando molto piano, cercando di passare inosservati, e, soprattutto, cercando di non intralciare i pinguini che, continuamente, attraversano il nostro stesso sentiero seguendo i richiami, tutti diversi tra loro, grazie ai quali riescono a ritornare dai loro partner, al proprio nido. È una esperienza davvero emozionante che culmina quando il sentiero arriva ad uno spettacolare punto di affaccio: una sorta di grande terrazza naturale a picco su una vasta piaggia lambita dall’Oceano. La vista di migliaia di pinguini che si addentrano nell’acqua alla ricerca di cibo o che tornano dopo la caccia, seguendo ognuno un proprio itinerario e fermandosi, verrebbe da dire “a pensare” la direzione da prendere, ma in realtà a cogliere il richiamo dei compagni, è assolutamente indescrivibile, buffa ed emozionante insieme.
Rincuorati dalla notizia che non siamo nel periodo di massima escursione della marea, e che quindi non vedremo le grandi orche cacciare i pinguini fin sulla riva, torniamo indietro, ripercorrendo lo stesso sentiero e con le stesse precauzioni. Lungo il percorso ci sono anche giovani ricercatori al lavoro: al momento stanno marcando nidi.
Il ritorno a Puerto Madryn ci riserva una sorpresa: una sosta a Isla Escondida, in un punto in cui la strada bianca che prendiamo arriva fino a poche decine di metri dalla spiaggia. Lì troviamo una colonia di Elefanti marini distesi sulla sabbia. La guida ci fa notare che non ci sono i grandi maschi, evidentemente a caccia nelle profondità marine del loro pasto preferito, il calamaro gigante. Quelli che abbiamo davanti sono giovani adulti nel periodo di muta di pelle e, poco distanti da loro, ci sono invece gli ultimi nati, molto più piccoli. Seguendo con attenzione tutte le indicazioni della guida, ci avviciniamo lentamente, in gruppo, dalla parte di terra, abbassandoci il più possibile e fermandoci ogni volta che uno degli animali nota la nostra presenza, per proseguire quando, evidentemente rassicurato, distrae la sua attenzione da noi. Alla fine arriviamo a sdraiarci sulla sabbia a pochissima distanza da loro per osservarli e scattare qualche foto. È una emozione grandissima quella che proviamo in quel momento. È come se ci sentissimo accolti tra loro e, stesi goffamente come siamo, forse ci somigliamo anche un po’. Quando la guida ci fa segno di andare, non è per niente facile accomiatarsi: si vorrebbe continuare ad osservarli all’infinito.
Risaliamo sul pulmino e, questa volta, nessuno ci toglie tutti i Km che abbiamo di fronte per rientrare a Puerto Madryn, ma è una escursione talmente bella, che il disagio del viaggio è l’ultimo dei nostri pensieri.

Puerto Madryn

1)      Museo del Hombre y del Mar, Josè Menéndez 200,
È un piccolo, ma amatissimo museo, ospitato nel Chalet Pujol, conosciuto anche come “Castello di Madryn”. L’edificio, uno dei pochissimi sopravvissuto a Puerto Madryn, fu costruito tra il 1915 e il 1917 come abitazione del commerciante spagnolo Augustín Pujol ed è stato donato nel 1955 dai suoi famigliari al governo provinciale, perché lo destinasse a sede museale. Nel 2005 un attento e accurato restauro lo ha riportato alle architetture, ai materiali e ai colori originali.
Le sue collezioni sono disposte in nove piccole sale su due piani, alle quali si aggiungono una torretta di avvistamento e una biblioteca.
La parte dedicata al mare esalta la vocazione marinara di Puerto Madryn, con una bella descrizione delle diverse modalità di pesca tutt’ora in uso e molto materiale sull’ambizioso progetto di studio e tutela delle Balene Franche Australi, che la città sta portando avanti da decenni, con video, pannelli esplicativi, dati e reperti.
L’aspetto geologico della zona è ricostruito attraverso una interessante raccolta di fossili marini, rinvenuti nella zona circostante.
Per quanto riguarda l’uomo, il Museo dedica alcune sale ai Tehuelches e ai Mapuches, le antiche popolazioni che vivevano in questa parte dell’Argentina, prima dell’arrivo dei bianchi. La loro storia è narrata attraverso belle foto d’epoca e manufatti ed è completata dal racconto delle loro credenze e delle loro leggende. Toccante la piccola sala che conclude questa parte del percorso, in cui ritratti di ragazze e ragazzi, appartenenti a tutte le etnie oggi presenti nella zona, circondano i visitatori in un abbraccio ideale in quella che a noi è sembrata una testimonianza di “presenza” reale, a superamento delle barbarie perpetrate anche in questa regione.

2)      Dopo il Museo ci concediamo una lunga passeggiata sull’ampia spiaggia di Puerto Madryn. È una bella, calda e luminosissima giornata, in cui sono necessari occhiali da sole e crema protettiva e in cui si sta bene in maglietta di cotone e, considerando che siamo al 4 dicembre e alle nostre latitudini, dove presto ritorneremo, ci si sta per addentrare nel freddo dell’inverno, credo che porteremo con noi qualche rimpianto per questa lontanissima parte di mondo. (Puerto Madryn dista “solo” 1300 Km da Buenos Aires e ben 12.180 Km dalla nostra città).
Quando si alza il vento, decidiamo di concederci una sosta presso il ristorante “Cantina del Nautico”, che sta proprio sulla spiaggia, prima di dirigerci verso l’aeroporto per il trasferimento a Buenos Aires.

3)      Trasferimento in navetta (prenotata via Internet ) dall’hotel di Puerto Madryn all’aeroporto di Trelew. - Trasferimento in aereo in serata da Trelew a Buenos Aires, Aeroparque Jorge Newbery http://www.aa2000.com.ar/aeroparque, voloAereolineas Argentinas con bella vista della Penisola di Valdés e delle sue saline, ben visibili dall’alto.

4)      Taxi (preso senza prenotazione, davanti all’uscita dell’aeroporto) dall’Aeroparque Jorge Newbery al B&B di Palermo che abbiamo prenotato.

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